27 gennaio 2023, Giorno della Memoria
Data pubblicazione: 27 gennaio 2023
Il nodo che lega passato e futuro è fatto di memoria e speranza
In occasione del Giorno della Memoria si è tenuto il 25 gennaio 2023 un seminario in videoconferenza sul tema: Percorsi didattici per una cittadinanza consapevole. L’iniziativa formativa organizzata dall’Associazione professionale Proteo Fare Sapere e dalla FLC CGIL Abruzzo Molise ha visto una grande partecipazione del personale docente e ATA delle scuole abruzzesi e molisane registrando un notevole interesse da parte dei convenuti.
I lavori sono stati coordinati da Gianna Cortellini, Presidente di Proteo Teramo, che ha ribadito la necessità di tener vivo il ricordo sull’olocausto, rilevando l’esigenza che nelle scuole si facciano percorsi didattici capaci di affrontare nella giusta maniera temi così importanti e delicati.
Alessandra Palombaro, segretaria della FLC CGIL Teramo, ha invitato a discutere e ad approfondire i temi riguardanti diseguaglianze e discriminazioni, con studi rigorosi per evitare banalizzazioni e indifferenza, uscendo dalle ritualità, spesso utilizzate per lavarsi la coscienza e per rimuovere tutta l’attualità che c’è nello studio del passato.
È intervenuto, per la prima relazione, Nicola Palombaro, Presidente dell’ANPI Pescara, il quale ha centrato il suo intervento sulle discriminazioni subite oltre che dagli Ebrei, anche dai Rom e dai Sinti, uscendo dalla retorica e facendo indagini rigorose. A partire dai nostri territori. Infatti l’Abruzzo è stata una regione di internamento e di deportazione, ma anche la regione della Resistenza. I campi di concentramento in Abruzzo furono ben 14 e furono deportati oltre 400 ebrei nei campi di sterminio. Ma l’Abruzzo conobbe un conflitto per ben 8 mesi per allontanare il fronte e per sconfiggere nazisti e fascisti Occorre, dunque, studiare quanto accaduto, in quanto ciò alimenta la speranza per un mondo che non ripeta quei tragici errori.
Di grande interesse è stata la relazione di Andrea Sangiovanni, prof. di Storia contemporanea presso l’Università di Teramo, che ha centrato il suo intervento su: La nascita dell’odio: dai pregiudizi alle politiche. Ha rilevato che c’è un modo superficiale di affrontare la questione dell’olocausto. Infatti spesso non ci si chiede come si è arrivati alle leggi razziali. La lunga strada per Auschwitz comincia prima con stereotipi e pregiudizi, con slogan ripetuti e con una propaganda continua durante i regimi fascista e nazista. Poi si è passati dalla propaganda alle politiche (tedeschi trasformati in ariani, certificazione della razza, sterilizzazione dei disabili, mire imperiali). Tutto ciò ha anticipato le leggi razziali: l’antisemitismo era diffuso in Italia prima delle leggi razziali. Lo sterminio è stato affrontato con una logica industriale, con pratiche, sempre più orribili, che strada facendo si pianificavano. Le responsabilità sono state accertate sia dei carnefici, sia di chi ha organizzato, sia degli spettatori (di chi si è voltato indietro). Il compito di ricordare è stato riservato solo ai testimoni, ai sopravvissuti. Si tratta di un grosso errore. Occorre distinguere tra storia e memoria, insistendo sulle responsabilità enormi del fascismo e sulla persecuzione dei diritti. Eventi di tale portata non possono essere affrontati con semplificazioni, altrimenti si rischiano distorsioni che alimentano le evidenti richieste di rimozioni e di oblio.
È poi intervenuto Sergio Sorella, presidente di Proteo, che nel ricordare i 5 campi di concentramento molisani, ha delineato gli ambiti territoriali entro i quali potrebbero essere realizzati percorsi didattici nelle scuole per una cittadinanza consapevole. Se è vero che Il nodo che lega passato e futuro è fatto di memoria e speranza, allora se la speranza muore, al posto della storia si cerca l’illusione, l’evasione o peggio ci si affida agli inganni di ideologie che individuano sempre di nuovi nemici.
I lavori sono stati chiusi da Pino La Fratta, segretario della FLC CGIL Abruzzo Molise il quale ha ricordato l’impegno comune che deve orientare le nostre azioni educative. In un periodo di grande crisi, con cupi scenari all’orizzonte, occorre lavorare nelle scuole, come nella società civile, perché maturi una cittadinanza attiva con l’idea di rimuovere le diseguaglianze, primaria fonte di emarginazione e di esclusione.