PIANO STRAORDINARIO DI ASSUNZIONI: IN MOLISE PRESENTATE 711 DOMANDE. OCCORRE SCONGIURARE L’ESODO FORZATO DEI DOCENTI
Data pubblicazione: Aug 19, 2015 6:2:52 PM
Il Ministero dell'Istruzione ha pubblicato la tabella ripartita per Regioni, delle 71.643 domande presentate dai docenti precari per partecipare alle fasi b) e c) del piano straordinario di assunzioni. Per il Molise si conferma il numero di 711 domande presentate su circa 1400 iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Si tratta, comunque, di un numero significativo, ci saranno domande non prese in considerazione, sia per mancanza di posti (ricordiamo che per la scuola dell'infanzia non è previsto l'organico potenziato), sia perché alcuni aspiranti sono già stati assunti nelle fasi 0 e a). Per la fase b) le nomine avverranno a fine agosto/inizio settembre. Per la fase c) la procedura si svolgerà tra ottobre e novembre.
La mancata presentazione della domanda da parte di molti docenti molisani è stata determinata dalla poca chiarezza delle procedure previste e dalla forte preoccupazione per una migrazione obbligata che per molti aspiranti risulta incompatibile con le situazioni personali e familiari. Tale fenomeno sarà solo in parte attenuato, infatti, dal rinvio del raggiungimento della sede per chi abbia in corso una supplenza annuale o al 30 giugno, disposto dal MIUR su sollecitazione delle OO.SS.
Ricordiamo che in Molise, per l’organico potenziato, previsto nella fase C sono disponibili 569 posti. Si tratta di numeri insufficienti a stabilizzare tutti i precari presenti nelle graduatorie molisane, anche perché molti posti rischiano di essere attribuiti a docenti con maggiore punteggio provenienti da regioni limitrofe (in particolare Puglia e Campania), mentre i nostri docenti, con punteggi di servizio mediamente più bassi, rischiano di doversi trasferire in province lontane (in particolare del Nord).
In questi giorni, pertanto, centinaia docenti della scuola del Molise vivono con l’angoscia di non sapere se e dove verranno immessi in ruolo entro l’anno. L’inquietudine aumenta se si pensa che il loro destino in qualche modo dipende da un assurdo algoritmo elaborato dal MIUR, che tra la fine del mese di agosto e gli inizi di settembre potrebbe “generare” la provincia in cui verranno stabilizzati, senza certezze su criteri utilizzati. Il tutto, solo perché non si è voluto realizzare un piano pluriennale di immissioni in ruolo e neppure si sono unificate le varie fasi in modo da tenere conto del rapporto tra iscritti nelle graduatorie e posti disponibili.
Una cosa è certa: i dati di questi giorni dimostrano la falsità dell’assunto in base al quale con questa legge si eliminava il precariato e le supplenze. Avevamo ragione nel denunciare le false promesse: le supplenze ci saranno ancora (almeno 300 nomine di docenti dovranno essere disposte in Molise per far funzionare le scuole) mentre rimangono tutte le questioni irrisolte relative agli abilitati non inseriti in GAE, esclusi ingiustamente dal piano di stabilizzazione.
La conseguenza dell’improvvisazione con cui si è proceduto nelle diverse fasi del piano di immissioni in ruolo è la penalizzazione delle professionalità e delle competenze di tanti docenti, tra cui moltissime donne. Il Sud viene ridotto a serbatoio di manodopera cognitiva, mentre proprio partendo dal meridione sarebbe stato necessario, come evidenziato anche dai recenti dati Svimez, potenziare l’offerta formativa, attraverso maggiore tempo pieno nelle scuole primarie, interventi contro la dispersione scolastica, col rafforzamento degli apprendimenti e del tempo scuola. Si sta assistendo a una guerra tra precari e territori per l’effetto perverso di un piano irrazionale e iniquo. Per questo occorre continuare la mobilitazione e le vertenze legali contro una legge che fa arretrare la scuola, calpesta la dignità delle persone, mortifica diritti sociali e civili.
Contro questo disegno, è importante che anche le regioni si facciano sentire, ed è da rilevare che alcune di esse abbiano posto la questione della legittimità costituzionale della legge 107/15.
E’ ora che anche la Regione Molise faccia la sua parte! Non si può assistere senza batter ciglio di fronte ad una situazione che ha dell’incredibile e che rischia di impoverire ulteriormente il nostro territorio, determinando, dopo la fuga dei cervelli, l’esodo forzato dei docenti.